A proposito di teatro "popolare"
Domanda:
Siamo
portati a pensare che il teatro detto "popolare" riesce
raramente nel suo scopo e, con popolare, si pensa ai lavoratori
manuali delle città e delle campagne. Se gli è successo di
stabilire un contatto con questo pubblico, può dirci quali sono
stati i mezzi utilizzati ?
Risposta:
Molto
spesso, il Teatro del Mare dà delle rappresentazioni davanti ai
lavoratori manuali delle città e delle campagne. Mezzi utilizzati ?
Da una parte, esiste, nei nostri lavoratori manuali, una sete immensa
d'imparare, di accedere finalmente alla cultura e alla conoscenza.
Dall'altra parte, siamo una compagnia itinerante, andiamo a trovare
ed a presentare i nostri spettacoli per i lavoratori là dove vivono,
lavorano o si divertono: nell'azienda agricola, sulla piazza del
villaggio, nella fabbrica, sulla piazza pubblica popolare della
città, nelle scuole professionali. Il prezzo del biglietto (o
piuttosto la partecipazione allo sforzo finanziario della creazione
teatrale) è minimo; qualche volta presentiamo lo spettacolo
gratuitamente.
Domanda:
Lei pensa che nella ricerca di un pubblico di lavoratori manuali, il
"luogo teatrale" abbia un'importanza particolare?
Risposta:
Per me, il "luogo teatrale" corrisponde alla concordanza di
tre condizioni che devono essere soddisfatte: Primo: il luogo dello
spettacolo nella "città", in base alla distribuzione dei
residenti e dei gruppi sociali in campagna ed in
città.
Secondo: la messa nello spazio degli elementi che compongono il
contenuto dello spettacolo teatrale. Terzio: le disposizioni ed i
rapporti spettatori-attori. Queste due ultime condizioni corrispondo
à ciò che viene chiamato la forma scenografica della
rappresentazione. Si intendiamo con "luogo teatrale" la
riunione delle tre condizioni sopraccitate, allora il luogo teatrale
ha non soltanto un'importanza particolare ma decisiva. Dalla
creazione del Teatro del Mare, ho constatato la validità di questa
affermazione. E la applico. Primo: la mia compagnia è itinerante, va
a cercare il pubblico là dove è disposto a vedere quello che lei
gli offre. Secondo: la mia compagnia ha adottato la forma
scenografica che si ispira direttamente alla "halga" (è la
forma scenografica degli spettacoli che danno i nostri cantastorie
sulle piazze pubbliche). Quindi, diamo il nostro spettacolo per
terra, il suolo ne è il palcoscenico, gli spettatori sono seduti
intorno e molto vicino agli attori. La mia esperienza non cessa di
dimostrarmi che il luogo teatrale inteso come lo pratico è decisivo
per il teatro.
Domanda:
Si può,
secondo lei e fuori dalle opere classiche, determinare il genere di
opere più suscettibili di toccare questo pubblico in un modo o in un
altro?
Risposta:
Ovviamente! Per un uomo del mestiere che sa immergersi e non
tagliarsi da questo pubblico, nella vita quotidiana, è relativamente
facile.
Domanda:
Lei
pensa che quello che si chiama il Teatro Popolare abbia riuscito a
stabilire qui o là un contatto reale con i lavoratori manuali della
città e della campagna?
Risposta:
A l'eccezione delle giovani compagnie amatoriali, no. (1).
Domanda:
Altrimenti, quali sarebbero, secondo lei, i mezzi da impiegare?
Risposta:
Andare là dove i lavoratori manuali vivono, lavorano si divertono.
Presentare gli spettacoli in qualsiasi condizioni. Prima di tutto,
contare sulla pubblicità e l'informazione orali, fatte attraverso
gli sostenitori della compagnia. Trattare dei temi che rispondono
alle preoccupazioni dei lavoratori manuali.
Domanda:
Fuori del teatro classico, quali sono le opere che, secondo lei,
potrebbero ricevere da un pubblico operaio o contadino,
un'accoglienza particolarmente ricettiva?
Risposta:
Le opere che trattano delle preoccupazioni dirette ed attuali di
questo pubblico, opere esposte in forme semplici e non
semplicistiche.
Domanda:
I teatri detti "all'italiana" essendo stati concepiti, in
generale per un pubblico "borghese", lei considera che la
loro architettura e la loro decorazione allontanano il pubblico
popolare?
Risposta:
Certamente. Tutti i giorni ed a ogni rappresentazione, lo
constatiamo. Ed è facile, ad ogni uomo onesto e colto, di capirne le
numerose cause che sono di ordine economico, politico e culturale.
Domanda:
Altre concezioni architettoniche gli sembrano più adatte a ricevere
degli spettatori operai e contadini?
Risposta:
Prima di tutto, c'è la mia personale concezione architettonica,
quella del Teatro del Mare, che sperimentiamo , fino ad adesso con un
successo che ci incoraggia a continuare per approfondirla. Ma
ovviamente, non vedo la concezione architettonica da sola come
condizione per ricevere un pubblico contadino o operaio. Entrano in
conto e in modo altrettanto determinante, i due altri aspetti del
luogo teatrale: il luogo geografico dove si svolge la
rappresentazione dell'opera (centro della città o quartiere della
periferia operaia, villaggio o azienda agricola, ecc.); la forma
scenografica dell'opera in quanto messa nello spazio degli elementi
che compongono la rappresentazione e in quanto relazione
spettatori-attori. Le condizioni del luogo teatrale una volta
soddisfatte, ovviamente, per poter ricevere gli spettatori operai e
contadini, bisogna tenere conto del prezzo del biglietto, del
contenuto e della forma dell'opera presentata. Tutti questi aspetti
sono intimamente legati tra loro, e non si può pretendere di avere
un pubblico di lavoratori operai e contadini se non si soddisfano
tutti questi imperativi della manifestazione teatrale popolare.
Risposta
al Questionario
dell'Istituto
Internazionale del Teatro di Parigi
(1970)
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(1)
(Nota
di K.N) All'epoca,
tutto il teatro detto professionale dipendeva dallo Stato, che lo
stipendiava. Le molte rare compagnie, come il Teatro del Mare, che,
anche se professionali, rifiutavano di integrarsi ed esistevano al
margine, erano qualche volta chiamate "amatoriali".